“Tre per una” conferma la qualità del Sannio Music Festival

Il Sannio Music Festival è già arrivato al terzo appuntamento serale nel Teatro Romano di Benevento e presenta una serata tra il jazz e la musica leggera italiana. Il trio è di quelli ortodossi per il jazz con piano, contrabbasso e batteria ma la scelta del repertorio è la canzone puramente popolare, italiana, ispirata ai di brani Mina. La grande Tigre di Cremona, resta in Italia la cantante di maggiore talento con il suo percorso artistico che attraversa mezzo secolo di storia della repubblica italiana, tra mille variazioni di scelte compositive pop.

I musicisti che compongono la formazione “TRE X UNA” sono i tre maestri che accompagnano Mina nella registrazione dei suoi album.  Dopo un trentennio e forse più, infatti, è venuta loro l’idea di riproporre in versione jazz alcuni dei brani che la Tigre ha registrato nel corso degli anni.

Danilo Rea al pianoforte, Massimo Moriconi al contrabbasso e Alfredo Golino alla batteria hanno partecipato alla registrazione degli album di Mina negli ultimi sei-sette lustri ma, come essi stessi spiegano all’inizio del concerto, per il repertorio della serata hanno preferito scegliere canzoni del periodo iniziale della carriera, partendo dai favolosi anni sessanta.

Oltre agli strepitosi musicisti, altro pregio dello spettacolo è la direzione che prende la scaletta, che ogni sera varia in base alle scelte del momento: si parte col botto della immensa “Grande grande grande”, scritta da Tony Renis, dove scatta immediatamente l’airplay col pubblico. Dopo i racconti di rito sulle loro esperienze artistiche,  il gruppo suona immediatamente un medley di canzoni, scritte da Lucio Battisti e da lui mai cantate, perché entrate nel repertorio di Mina, come “Amor mio”.

Servirebbe già una boccata di ossigeno a tutte queste emozioni in punta di piano! Ma non finisce qui, irrompe all’improvviso “Le mille bolle blu” dall’andamento tra il marziale e bandistico che poi sfocia nella sua parte psichedelica, splendidamente interpretata dal trio, a cui fanno seguito “Parole parole”  (in cui sarebbe bello sentire ancora la voce di Alberto Lupo nei contrappunti della famosa interpretazione televisiva) per completare questa parte del set  con la sensualissima “Ancora”,  scritta appositamente per Mina da  Cristiano Malgioglio. Peccato mancasse “L’importante è finire”.

Un respiro e parte “La banda” di Chico Buarque che ad un certo punto cede il suo andamento classico (bandistico appunto) per velocizzarsi, tanto da sembrare una nuova versione del classico brasiliano “Tico Tico” lasciando spazio agli assoli, pregevolissimi, del duo ritmico.

La musica continua con altri classici pop come “Vorrei che fosse amore” , “Tintarella di luna” e tra ritmi dispari, improvvisazioni e bossa nova, si chiude il set con “Se stasera sono qui”.

Il pubblico non permette ai musicisti di lasciare il palco. Allora i maestri decidono di proporre il brano “La donna riccia” di Domenico Modugno, registrato in passato con Mina.

Personalmente mi sarebbe tanto piaciuto ascoltare la reinterpretazione di un brano più recente, degli Afterhours, che la Tigre ha fatto suo col titolo “Tre volte dentro me”. Ma va bene così!

Si percepisce l’emozione dei musicisti, che si divertono nel reinterpretare questi classici della nostra musica leggera, e la calda risposta del pubblico presente, non troppo numeroso. Forse è proprio questo che dispiace: la presenza di un pubblico troppo esiguo -pur tenendo conto delle norme per il distanziamento post covid e, quindi, delle regole sulla capienza limitata per gli spettacoli – in questa nuovo format già adulto per qualità.

Tutti gli artisti coinvolti nelle manifestazioni sono stati di grosso spessore e si sono presentati al meglio sul palco, nonostante la lunga pausa dal vivo, e si chiuderà il prossimo 16 luglio con “Tempo di Chet” del Trio di Paolo Fresu, spettacolo dal sottotitolo “La versione di Chet Baker”.

Rino Pastore