Miro Sassolini, interprete d’eccezione per Sonika Poietika

Dopo il progetto di teatro e musica della serata dedicata a Majakovskij da Arlo Bigazzi, il festival di Maurizio Oriunno è arrivato alla terza giornata presso l’Auditorium dell’ex-GIL  di Campobasso.

La serata del 27 agosto è dedicata interamente alla vicenda del poeta Dino Campana, del quale nella serata si declamano versi, se ne utilizzano stralci per canzoni e si racconta del tormentato amore con Sibilla Aleramo, che tanto scandalizzò  l’Italia del primo secolo scorso, leggendone parte della loro corrispondenza.

L’artista che ha ideato lo spettacolo è il cantante Miro Sassolini, il quale già in passato aveva appunto scritto alcune canzoni con i testi di Campana, dedicandogli un lavoro discografico. Lo assecondano e lo accompagnano nello spettacolo “Miro Sassolini canta Dino Campana” l’attrice Monica Matticoli (nella foto con Sassolini),  con l’indispensabile chitarrista e programmatore Carmine Torchia.

Miro Sassolini è stata la splendida voce del primo famosissimo album dei Diaframma, “Siberia” pubblicato nel lontano 1984. La formazione toscana con a capo il chitarrista Federico Fiumani viene unanimemente riconosciuta, coi Litfiba e pochi altri, tra i fondatori del nuovo rock italiano alternativo che, nella decade degli ottanta del secolo , creò figure musicali fondamentali per la musica di autore nostrana, virata al rock e a tante altre forme di pop(ular) con ricerca sonora.

La performance inizia con la lettura della corrispondenza tra i due poeti Aleramo e Campana, su un sottofondo suonato in diretta dal chitarrista. Si inserisce, poi, Sassolini con la sua profonda voce cominciando a intonare versi, a costruire ritmi con la voce e a cantare.

Dopo alcuni minuti di introduzione soffusi, soprattutto, pervasi dal parlato degli interpreti, entra in scena la programmazione al pc di brani musicali completi, dove Miro Sassolini intona melodie e brani con le liriche di poesie di Campana e di altri autori. A questo punto la serata prende quota in maniera evidente, dominata letteralmente dalla figura di Sassolini che interpreta con tutto il corpo.

A lui, infatti, non basta dispiegare la sua voce profonda ed intonatissima, anche nelle melodie rallentate, dove la difficoltà di tenere l’intonazione è maggiore, va oltre e arricchisce la sua performance creando movimenti con il corpo, come se la melodia lo attraversasse. Il suo carisma e la mimica del volto catturano senza indugi lo spettatore.

Le sue melodie mai banali, possiamo definirle spesso sghembe, memori forse delle imprese giovanili con Fiumani, nei Diaframma, e del loro modo di raccontare in maniera completamente originale e diversa da tutto quanto in precedenza rappresentato dalla musica leggera italiana, trasporta in uno stato di trance da cui il pubblico si risveglia solo quando lo spettacolo termina, all’accensione delle luci in sala. L’atmosfera di coinvolgimento è tale da non permettere al pubblico neanche di reagire e provare a chiedere il bis.

Possiamo parlare con Miro Sassolini della sua voce e del suo modo totale di interpretare i brani, di vera “pornografia” musicale e cioè di un artista che sul palco si mostra completamente a nudo, mostrando come il canto sgorghi da tutto il corpo, dimostrando quali vette d’emozione la musica possa raggiungere.

Come mai un interprete così valido, sia tecnicamente che emotivamente, non abbia avuto un seguito degno del suo valore nel panorama musicale italiano è evidente: la coerenza delle scelte artistiche fatte nel corso degli anni hanno probabilmente influito. Ad una voce così si potrebbe affidare una rilettura di tanti brani di cantautori storici e, in particolare, di Franco Battiato.

Sonika Poietika, manifestazione di qualità, si completa con Eugenio Finardi e Cristina Donà nel weekend, Il primo, un cantautore degli anni settanta (storico ma non di quelli originari dei sessanta) con influenze rock evidentissime e, la seconda, una cantautrice della fine del secolo breve, forse la più significativa e incisiva nel nuovo corso della musica italiana a cavallo dei due millenni.

Rino Pastore