Il verde speranza di “Tropicana”. Il mondo esplode ma non cambia

di Lella Preziosi

Tropicana”, in scena al Mulino Pacifico di Benevento per “Obiettivo T” stagione teatrale a cura della Solot compagnia stabile della città, il 25 febbraio scorso, ha presentato un progetto (Frigoproduzioni) per la regia di Francesco Alberici.

Nel verde smeraldo e glaciale di un ipotetico e disordinato  luogo qualunque, che potrebbe anche essere un’isola tropicale o una cantina metropolitana, un gruppo musicale racconta una canzone, tra immaginarie scritture e rivalse amicali.

Il grottesco rapporto tra i quattro giovani arriva dritto alla platea. Francesco Alberici – curatore della drammaturgia collettiva e ironico autore, Salvatore Aronica – glaciale chitarrista quasi crudele, Claudia Marsicano – voce potente con il carattere di una pantera, e Daniele Turconi – aspirante corista, apparentemente un passo indietro rispetto agli altri. Senza filtri i protagonisti, sempre in un equilibrio reciproco, svelano alla platea i loro caratteri originali: gorgheggiano, cantano e si alternano in un via vai di desideri, sogni, incubi, alla ricerca della propria realizzazione. Anche a discapito del rapporto di amicizia, cercano di primeggiare e di ottenere maggiore visibilità per uniformarsi alla reale richiesta di mercato.

“Tropicana”, non è solo una canzone del 1983 del Gruppo Italiano, di cui il pubblico ricorda solo il ritornello, ma è la fotografia reale della globalizzazione di massa che segue uno stereotipato comportamento. È il non essere sé stessi per adeguarsi ad una realtà ipotetica. È una stesura quanto mai contemporanea; perché racconta di una esplosione “atomica”, mentre si beve una bibita naturale e si guarda una pubblicità alla TV. L’insieme della scrittura, realizzata dal gruppo, è un’equazione ben miscelata dei comportamenti umani, che alterano gli equilibri precari di una società in decadimento. È sicuramente un grido nell’universale caos creato dal marasma di input, per la maggior parte negativi, che pullulano oggi i media.

Gli attori in scena diventano quasi dei buoni amici per coloro che li osservano attenti dalla sala in penombra, dalla quale arrivano suggerimenti, risate e applausi meritati.

Alla fine, la conclusione non riesce a convincere gli spettatori che sia sul serio terminata la pièce. Forse c’è ancora da aspettarsi qualcosa dai protagonisti:  l‘ultima canzone, una battuta ironica o solo un semplice sorriso.

Ritornano metallici i versi di “Tropicana”  a sugellare l’esplosione lenta che, come un replay, fa tornare il tutto al punto di partenza.

Ma il viaggio non è ancora finito.