Casa dolce Casa, strascichi di una pandemia

Storica è la frase “casa dolce casa”. Ritornano alla mente ricordi ormai perduti nella vita frenetica dei giorni che passano e non lasciano il tempo di soffermarsi a pensare. In questi giorni colorati di rosso, arancione e giallo, forse l’unica cosa positiva è il tempo da passare. Un tempo che può (necessariamente) dare opportunità di migliorare, recuperare, conservare, apprezzare. Occorre trovare un percorso positivo da seguire, per non perdersi tra i meandri di paure e angosce sopite. La casa si trasforma in una salvezza ritrovata, in una culla di ristoro e di nuove possibilità. Quelle possibilità che non possiamo scegliere in una normalità fatta di stress, lavoro e altro… . Il nido che ricorda l’infanzia, la tavola imbandita fonte di sicurezze gastronomiche che appagano, non solo lo stomaco, ma anche la mente. Come su un tappeto volante, si apprezzano i voli pindarici tra i cuscini e le stoffe dei divani, conditi da trasmissioni di gossip e cronache angoscianti. Non lasciamo indietro niente. Ci accorgiamo del granello di polvere dimenticato su una scrivania, del cappotto scucito che ormai metteremo poco, delle medicine scadute in un cassetto del bagno e della vestaglia sdrucita che ci piace tanto. Quale momento migliore per risistemare un quadro o uno specchio dimenticato in un angolo. Con compiacimento notiamo la pioggia incessante da dietro i vetri appannati della cucina, tra fritture e minestroni, il rito del pranzo e della cena si ripete incessante. Siamo compiaciuti e, al tempo stesso, dispiaciuti del processo instancabile della routine quotidiana. Le video telefonate degli amici e le autocertificazioni da inventare, accompagnano la giornata esausta di ricominciare. Mentre fuori si odono ambulanze correre e sfrecciare lungo il viale di un ospedale, sul pianerottolo passa il disinfestatore che sigilla la notte sospesa tra gli strascichi d’alcool etilico, misto a desideri di fuga.